Le rappresaglie e le aggressioni contro le sedi socialiste iniziarono nel tardo pomeriggio, dopo che verso le ore 18 il fascista Pier Luigi Davolio era stato ferito gravemente in una sparatoria alla stazione ferroviaria di Santo Stefano. Appena appresa la notizia gli squadristi lasciarono la loro sede in via del Seminario (attuale via Don Andreoli) e si diressero verso la sede della Camera del Lavoro in via Farini e poi alla sede de “La Giustizia”, presso l'orfanotrofio di via Gazzata (attuale palestra del liceo Ariosto), devastandole e appiccando incendi, per poi fuggire all'arrivo delle forze dell'ordine. L'azione, che non trovò particolare resistenza da parte delle forze dell’ordine, si concluse con un altro atto di rappresaglia, come venne esplicitamente definito dal quotidiano “Il Giornale di Reggio”, questa volta contro il Club socialista situato lungo via Monzermone, fra piazza della Vittoria e via San Rocco. Il Club socialista era fornito di una biblioteca con sala di lettura e tutte le sere vi si poteva giocare al biliardo e a carte. Spesso in un ampio salone si tenevano concerti rinfreschi e i veglioni, serate danzanti il cui ricavato veniva devoluto al partito.