Tessera di adesione agli Arditi del Popolo di Corbelli Oreste. ASR, fondo della Corte di Assise di Reggio Emilia, processo a seguito dell’Omicidio di Umberto Degoli, 1922. Foto Alessandro Incerti, Reggio Emilia, 2022
Meno di un mese dopo l’accordo, il 19 aprile 1921, i fascisti locali, coadiuvati da altri Fasci di combattimento della zona (in particolare da Carpi), costringono la giunta comunale alle dimissioni. In quella giornata vengono bastonati il sindaco Onesto Sberveglieri, l’assessore Erminio Lugli e avvengono diverse violenze, comprese le devastazioni dei locali del socialismo fabbricese. Il primo cittadino di Fabbrico non motiva nemmeno le sue dimissioni, specificando che “sarebbe superfluo indicarne i motivi”. Dall’aprile 1921 il neonato Fascio di combattimento di Fabbrico ha il pieno controllo del territorio con un presidio squadrista permanente che controlla l’ordine pubblico, affiancandosi alle forze dell’ordine, con veri e propri pattugliamenti. Attraverso tecniche di violenza e persecuzione ben precise, i fascisti prendono il controllo della vita sociale e politica di questo piccolo paese attraverso il terrore. Diverse persone sono sorvegliate, perseguitate per la loro attività politica e costrette a scappare. Altri decidono di portare avanti una resistenza attiva organizzandosi con i compagni dei paesi vicini. È il caso di Umberto Degoli, Ampelio Zeni, Armando Bellesia e diversi altri. Tra la primavera e l’autunno 1921 a Fabbrico si svolgono alcuni incontri di propaganda comunista e si riflette sulla possibilità di aderire agli Arditi del Popolo, la prima formazione antifascista in armi politicamente mista. Le riunioni si svolgono a casa Degoli in via Cascina e in una casa colonica nei dintorni di via Selvatiche.