I membri del Fascio di combattimento di Reggio Emilia già da mesi seminavano terrore e panico attraverso minacce, bastonature e spedizioni punitive nei confronti dei militanti dei partiti e movimenti politici avversari. Il 1° maggio 1921 si svolge in un clima di paura e violenza politica diffusa. Il PSI chiede ai lavoratori, vista la situazione, prudenza e raccoglimento. Nonostante la più importante giornata di lotta del movimento operaio sia di domenica, per non dare adito a provocazioni fasciste, invita i cittadini a festeggiare il Primo Maggio nelle proprie case. A Cavriago però, sin dal mattino, è aria di festa: la banda del paese suona per le strade e dalle finestre della piazza, della Casa del Popolo e dalla torretta della Cooperativa di consumo sventolano le bandiere rosse. La Giunta comunale, guidata dal sindaco Domenico Cavecchi, detto il “piccolo Lenin”, distribuisce nastrini rossi, mentre il comizio di un oratore comunista è previsto nel pomeriggio. Nella tarda mattinata alcune persone, appartenenti al gruppo nazionalista locale, capitanti da Romeo Pioli, si radunano intorno al sagrato di San Nicolò. Dopo una breve riunione decidono di informare il Fascio di Reggio Emilia su ciò che accade a Cavriago.