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Via Monzermone

Contrada Primo Ghetto

Via Monzermone. Fototeca biblioteca Panizzi, foto Renzo Vaiani, Reggio Emilia 1950

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Per quasi tre secoli, la comunità ebraica visse in un clima di relativa tolleranza, finché nel 1669, Laura Martinozzi decretò l’istituzione del ghetto. 

Via Monzermone. Fototeca biblioteca Panizzi, foto Renzo Vaiani, Reggio Emilia 1950

Via Monzermone. Fototeca Istoreco, foto Andrea Mainardi, Reggio Emilia 2024

Le prime notizie di un ebreo proveniente dalla Romagna nel 1413 dicono che "Muso fiolo che fu da Luguzo intraprende con il Comune reggiano alcuni accordi per via dei quali, insieme alla sua famiglia, sarebbe venuto a Reggio Emilia al fine di aprire un banco". Il Consiglio degli anziani gli concede il permesso di trasferirsi per esercitare il prestito di denaro ad interesse. La presenza di Muso è desiderata da tutti, poiché di simili prestatori la città e i cittadini hanno bisogno.

Dopo dieci anni, morto Muso, arrivò al Consiglio del Comune la proposta, da parte di Musetto di Manuello, di lavorare a Reggio. Morto anche Musetto, suo figlio Emanuele chiese nel 1432 la riconferma dell’incarico per 15 anni, e il Consiglio acconsentì “per rimediare alle mordaci usure ond'erano soliti dilettarsi non pochi rapaci cristiani” e per provvedere la città d'un prestatore di denaro “a quel modo e buon mercato che sogliono usare questi Giudei.”

Accordi tra Muso di Luguzo e il Comune di Reggio Emilia. ASRE, Registri delle Provvigioni o Riformazioni del Comune, 30 luglio 1413, c. 8, «Cappitulla Judeorum cum responsionibus Comunis Regii». 

Ma dopo secoli di relativa tolleranza al cui interno si mescolarono convenienza e convivenza, arriva anche a Reggio Emilia il periodo del ghetto e delle negazioni dei diritti.
Con grande ritardo rispetto alla bolla di Paolo IV Cum nimis absurdum del 1555, Laura Martinozzi, vedova del duca Alfonso IV e reggente del Ducato in nome del figlio Francesco II, sancisce nel 1669 la fine di un lungo periodo di tolleranza religiosa entro i confini dello Stato estense.

Il decreto ducale introduce l’istituzione del ghetto a Reggio Emilia giustificando la scelta per via dei “continui disordini e scandali per l’unione e vicinanza delle case ed abitazioni degli ebrei di Reggio colli cristiani

Fu murato anche il portone della chiesa di San Silvestro, oggi numero civico 3D, che aveva la facciata su via Monzermone e venne aperto appositamente un vicolo nuovo per consentire l'accesso alla chiesa partendo dalla parte di Via San Rocco esterna al ghetto. 

Istituzione del Ghetto con la firma della duchessa Laura Martinozzi. ASRE, Università israelitica, Archivio Bassani 1413 – 1883, Cancello XXVIII – A. Reggio Emilia 1669

Beatrice Ravà, Fototeca Istoreco, dono della famiglia Ravà. Reggio Emilia fine anni Trenta – primi anni Quaranta.

Dopo la fine del ghetto nel 1859 e l’emancipazione degli ebrei, molti rimangono comunque residenti nelle stesse vie. All’inizio del Novecento abita in via Monzermone anche Serse Ravà, custode della sinagoga e padre di Beatrice, per la quale è stata posata una Pietra d’Inciampo davanti alla sua ultima residenza liberamente scelta, prima del suo arresto nel dicembre 1943.

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