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Teatro Ludovico Ariosto

Ulderico Levi, benefattore della città

Politeama Ariosto. Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia 1900  

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Un incendio distrugge il teatro di Cittadella nel 1851, ma dalla sua ricostruzione nasce il Politeama Ariosto, grazie al decisivo intervento di Ulderico Levi. Patriota e protagonista della modernizzazione di Reggio Emilia, Levi lascia un’eredità indelebile: dal teatro ai giardini pubblici, fino all’acquedotto che porta il suo nome.

Politeama Ariosto. Fototeca Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia 1900   

Teatro Ludovico Ariosto. Fototeca Istoreco, foto Andrea Mainardi, Reggio Emilia 2024 

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“L’Italia Centrale”. Edizione di venerdì 10 maggio 1878 


Nella notte tra il 21 e il 22 aprile 1851, un incendio devasta il teatro di Cittadella, distruggendo gran parte dell’edificio progettato da Antonio Cugini nel 1740-1741 e ristrutturato da Pietro Marchelli nel 1839. I lavori di messa in sicurezza e ricostruzione iniziano immediatamente, e già nel 1852 il teatro, ribattezzato “Filodrammatico” ma soprannominato dai reggiani “teatro di cartone” per la sua evidente precarietà, riapre al pubblico con l’opera La regina di Leone di Angelo Villanis.
Per circa 25 anni, il Filodrammatico resta il principale luogo di spettacoli cittadini. Tuttavia, con l’inaugurazione del nuovo Teatro Municipale il 21 aprile 1857, il suo utilizzo cala drasticamente. Le condizioni strutturali, già fragili a causa della rapida ricostruzione, rimangono invariate fino al 1875, quando un gruppo di cittadini promuove un progetto di riqualificazione.
L’ingegnere Grimaldi propone la realizzazione di un nuovo teatro destinato principalmente alle rappresentazioni drammatiche, considerato che il Municipale, troppo grande e costoso, era ritenuto inadatto a questo scopo. Dopo vari rifiuti da parte del Comune, il progetto prende nuova vita grazie all’intervento di Ulderico Levi, che si unisce ai finanziatori e dà impulso decisivo alla costruzione del Politeama Ariosto, inaugurato l’11 maggio 1878 dalla compagnia di Filippo Bergonzoni con l’operetta Giroflè-Giroflà di Charles Lecocq. 

Ulderico Levi appartiene ad una delle più note famiglie della borghesia reggiana, dopo gli studi all’estero, aderisce con entusiasmo alla causa nazionale partecipando alle vicende risorgimentali come ufficiale di cavalleria con Nino Bixio e Enrico Cialdini.
Tornato a Reggio nel 1875, diventa una figura centrale della vita politica locale.
Levi si dedica a un’intensa attività pubblica, promuovendo una ristrutturazione urbanistica che renda la città più moderna e adatta alle nuove esigenze socioeconomiche. Oltre al sostegno economico per il teatro, con un contributo personale di 60.000 lire, è promotore di numerosi progetti: la creazione di un’esposizione industriale permanente, l’avvio di enti di beneficenza e importanti interventi per il decoro urbano. 

Ulderico Levi. Fototeca Biblioteca Panizzi, foto Giuseppe Fantuzzi, Reggio Emilia 1910 

Nel 1877 propone un piano per l’abbellimento della città, che porta alla realizzazione dei giardini pubblici, all’introduzione dell’illuminazione a gas, alla demolizione di parte delle mura antiche e alla costruzione di case operaie.
Nel 1885 viene inaugurato l’acquedotto cittadino che porta il suo nome: l’Acquedotto Ulderico Levi.
Nelle file dello schieramento liberale-monarchico, Levi è consigliere provinciale dal 1877 al 1905 e deputato al Parlamento italiano dal 1882 al 1895, per poi essere nominato senatore nel 1898. 

Manifesto di propaganda elettorale. Fototeca Biblioteca Panizzi. Reggio Emilia 1895 

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Funerale di Ulderico Levi. Fototeca Biblioteca Panizzi. Reggio Emilia 1922


La figura di Ulderico Levi è emblematica nel rappresentare il periodo della seconda metà dell’Ottocento che coincide con la fase della cosiddetta “seconda emancipazione” della comunità ebraica a seguito della definitiva soppressione del ghetto. Il processo di assimilazione dei cittadini ebrei è ormai favorito grazie anche alla proclamazione dello Statuto Albertino, carta fondante della nuova Italia unita, il cui Articolo 1 sancisce la tolleranza di culti non cattolici e garantisce i primi diritti civili e politici.
Ulderico Levi muore nel 1922. Per esplicita volontà testamentaria, il suo funerale si svolge in lingua italiana e non in ebraico. Riposa al cimitero della Canalina.

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