Dopo la caduta del Regime fascista e la nascita del Governo Badoglio, il 28 luglio 1943 migliaia di operai delle Officine Meccaniche Italiane - Reggiane si presentarono al lavoro intenzionati a scioperare e chiedere la fine della guerra. Interrotto il lavoro si diressero verso la porta principale dello stabilimento, dove trovarono ad attenderli un plotone di bersaglieri. In pochi attimi fu una strage. Per di più inizialmente perpetrata, secondo diverse testimonianze, non dai bersaglieri ma dalle guardie giurate dello stabilimento. A terra rimasero nove operai, fra cui una donna incinta: Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Angelo Tanzi e Domenica Secchi e decine furono i feriti ma l’eccidio è rimasto impunito.