Agli del XX secolo a Reggio Emilia vivevano pochissimi operai specializzati e le Reggiane avevano bisogno quindi di assumere manodopera da altre città e regioni. Sorse quindi la necessità di ospitare i nuovi arrivati. A partire dal 1911 venne edificato il primo quartiere operaio della città, costituito da quattro caseggiati paralleli, il Cairo. A ridosso della fabbrica stessa ma ancora quasi isolato in aperta campagna doveva apparire come un'oasi nel deserto e da qui forse l'origine esotica del nome. Un'altra versione sostiene che il nome sia da interpretare come simbolo della babele di dialetti che parlavano le famiglie provenienti da tante città diverse fra loro.