Nel dopoguerra, il futuro della fabbrica, e in generale della grande industria nel nostro Paese, è incerto. Vi sono preoccupazioni per il destino di molte realtà produttive e la grande impresa reggiana non fa eccezione. La Direzione annuncia senza contrattazione alcuna un taglio della forza lavoro, che prevede 3250 licenziamenti, su 4900 occupati in totale, senza nessun piano industriale per il rilancio e lo sviluppo dell’azienda. La situazione precipita. L’occupazione inizia il 5 ottobre 1950.