Molti anni prima del conflitto, Reggio Emilia era stata designata dalle autorità militari come futura sede di ospedali in caso di guerra.
Reggio Emilia era stata designata come futura sede di ospedali in caso di guerra. Ma questi non bastarono e durante il conflitto l'Istituto Chierici, il Teatro Municipale, Palazzo Rocca Saporiti, l'Istituto psichiatrico e il Collegio di Santa Caterina – attuale Prefettura – furono convertiti in ospedali.
La guerra con le sue vittime trasformava questi luoghi con pesanti ricadute a livello sociale.
Riuscite a immaginare la Sala degli Specchi piena di brande con feriti e mutilati?
ospedale di guerra "santa caterina", palazzo della prefettura
fototeca biblioteca panizzi - reggio emilia 1915 ca.
palazzo della prefettura, corso garibaldi
fototeca istoreco, foto andrea mainardi - reggio emilia 2018
ospedale militare nella sala del casino, teatro municipale
fototeca biblioteca panizzi, foto roberto sevardi - reggio emilia 1918
Molti anni prima del conflitto, Reggio Emilia era stata designata dalle autorità militari come futura sede di ospedali in caso di guerra.
cortile ospedale psichiatrico militare e ospedale di guerra "santa caterina", foto di Roberto Sevardi
fototeca biblioteca panizzi - reggio emilia 1916 ca.
Fra gli edifici requisiti a partire dal 1915 figuravano l'Istituto Chierici, il Teatro Municipale, Palazzo Rocca Saporiti, l'Istituto psichiatrico e il Collegio di Santa Caterina – attuale Prefettura –.
infermiere e soldati feriti
fototeca biblioteca panizzi, foto roberto sevardi - reggio emilia 1918 ca.
Adiacente all'ospedale civile c'era la Caserma "Cialdini" che dopo la partenza del reggimento per il fronte, fu trasformata nel principale ospedale militare della città. Una struttura importante che poteva avvalersi degli strumenti e del personale e in grado di ospitare fino a 1200 pazienti.
interni ospedale di guerra "santa caterina", palazzo della prefettura - intervento del medico giovanni morini
fototeca biblioteca panizzi - reggio emilia 1917 ca.
Altri ospedali militari vennero aperti in provincia: Correggio, Cavriago, Guastalla, Luzzara, Boretto, Montecchio Emilia e Bagno. L’intera organizzazione era nota come “Ospedale militare di riserva di Reggio Emilia”, al comando del tenente colonnello medico Francesco Astengo.
Medici e dame del comitato femminile di assistenza civile all'ospedale psichiatrico militare
fototeca biblioteca panizzi, foto roberto sevardi - reggio emilia 1916
Per mantenere efficienti questi reparti, la Croce Rossa organizzò, sin da prima della guerra, diversi corsi per infermiere volontarie.
villa opizzoni
fototeca biblioteca panizzi, cartolina - regio emilia 1900 ca.
Nell'autunno 1918 ebbe particolare importanza il Reparto speciale "Opizzoni", una villa padronale nella periferia sud della città, che divenne un centro di raccolta per i malati di febbre Spagnola. Secondo le statistiche sull’epidemia pubblicate nel 1920 dall'Ufficio d'igiene municipale diretto dal dottor Giuseppe Altana su 78.000 abitanti, i contagiati ufficiali furono 19.000 (24%), con una stima di 30.000 (38%).
ospedale del teatro municipale, degenti e crocerossine
fototeca biblioteca panizzi, fondo ivano burani, foto roberto sevardi - reggio emilia 1918
Morirono di spagnola ufficialmente 812 persone ma si stima che altre 200 persero la vita in seguito all’infezione. In poche settimane morì l'1% della popolazione e il 4% dei malati ufficiali.
"MALEDETTO SIA IL PASUBIO" canto dei soldati al fronte, autore anonimo
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